La chiesa di S. Giovanni evangelista a Siracusa

La chiesa di S. Giovanni: ricostruzione storico – grafica dell’impianto

La chiesa di S.G.iovanni

Periodo bizantino

Col trionfo del cristianesimo, seguito alla pace di Costantino, la cripta di S. Marciano dovette apparire insufficiente allo svolgimento delle pratiche religiose. Al di sopra di essa fu elevata, in età bizantina, una grande basilica. che fu anche, per lo spazio di qualche secolo, la prima cattedrale di Siracusa¹. Su quest’ultima affermazione diverge l’opinione di L. Trigilia, la quale sostiene: che essendo stata concepita come “chiesa martoriale” e fondata su un’arbitraria cronologia alta dell’edificio (sec. IV), non poteva essere la più antica cattedrale della città².

¹Agnello G. 1929, cit. pg. 3 – ²Trigilia L. 1990, cit. pg. 25

Il successivo progresso del culto, era molto più verosimilmente la minaccia delle continue invasioni arabe, indussero intorno alla metà del VII sec., il vescovo Zosimo, a trasferire la cattedrale dentro le mura di Ortigia, il più antico ed allora il più sicuro quartiere della Pentapoli.

Secondo la testimonianza del monaco Teodosio, le fluttuazioni barbariche ed in particolare, le ripetute devastazioni saracene (669 – 705 – 740 e quella atroce dell’827 d.C.), non furono motivo di particolari danni alla struttura e composizione architettonica dell’intera basilica, che conservò tale stato fino al IX sec. d.C.. Tuttavia, fu nei due secoli successivi che l’odio religioso arabo dovette determinare la catastrofe. Tale periodo coincide con lo stato di maggior rovina delle catacombe, le quali, dopo l’orgia di manomissioni e di ricerche avidissime, subirono dannosi interramenti³.

³Agnello G. 1929, cit. pg. 4  – Graevius 1726, cit. vol. 8  – Mauceri C.; Siracusa antica, Palermo 1925

Periodo normanno

Sul finire  dell’XI sec., in pieno rifiorimento normanno, fra riadattamenti e modifiche, la basilica risorge ai fastigi dell’arte e del culto con sostanziali modifiche all’originario impianto bizantino. Per motivi ignoti (probabilmente il terremoto del 1542) la chiesa cadde in abbandono sino al 1636, quando fu concessa ai frati Carmelitani di Montesanto.

I frati, utilizzando alcune parti dell’edificio, costruirono all’interno una nuova chiesa a pianta rettangolare, diversamente orientata (N – S ) rispetto alla precedente. L’accesso alla nuova chiesa, che occupava lo spazio delle prime due campate di quella originaria, fu determinato da un piccolo portale posto sul lato sud. Tuttavia, il terremoto del 1693, arrecò danni che furono riparati una decina di anni dopo: nel 1705-06, in tale data, fu anche costruito il portico (oggi visibile), per il quale venne riutilizzato materiale di spoglio. La chiesa di S. Giovanni, risultava ancora officiata nella seconda metà dell’Ottocento, poi lo sfacelo, aggravato dai cattivi restauri susseguitisi in questo secolo.

La chiesa di S. Giovanni:

Stato attuale

Ci troviamo di fronte ai resti di una basilica a sistema longitudinale, comprendente tre navate, di cui solo la mediana chiusa da abside, orientata a levante, le laterali da muro retto. Misura m. 44,40 di lunghezza e m. 39,50 di larghezza. Fra i superstiti edifici dell’epoca, è senza dubbio il più imponente, perché meglio di tutti riflette, il generoso fervore ricostruttivo da cui fu guidata la rinascita religiosa normanna.

Il naos riposa su di un piano più basso del presbiterio e dell’abside, con un notevole dislivello che doveva essere evidentemente superato da gradini oggi del tutto scomparsi. La divisione delle navate era ottenuta mediante una duplice fila di archi, poggianti su robuste colonne di pietra calcare. I resti più importanti appartengono all’abside che si eleva maestosa fino all’imposta della calotta.

Si suppone che il cataclisma del 1542, distrusse nella quasi totalità l’impianto bizantino – normanno. Ad ogni modo grazie all’impegno dei frati, consapevoli dell’importanza religiosa del sito, s’innalzò all’interno della precedente, una nuova chiesa, che prese il nome di S. Giovanni evangelista o alle catacombe.

Il rilievo architettonico

Metodo indiretto

I metodi di rilevamento, sono stati eseguiti sia col sistema indiretto che diretto. nella fattispecie, il metodo indiretto è stato adottato soltanto per individuare il posizionamento generale dell’impianto ecclesiastico. Ad ogni modo, mediante l’uso dello strumento a stazioni totali automatiche,  procedendo con l’individuazione di tre stazioni su percorso aperto, col primo punto di presa 0,00, come origine del sistema.

La chiesa di S. Giovanni

A motivo delle molteplici difficoltà, dovute alla conformazione esterna ed interna degli elementi costituenti la chiesa, si è proceduto al rilevamento delle quote planimetriche e altimetriche mediante metodo diretto.

Metodo diretto

Le fasi di rilievo diretto, sono state eseguite mediante l’uso  di strumenti tradizionali, quali la rotella metrica – metro a stecca – livella ad acqua e distanziatore laser. Ad ogni modo, effettuando rigorose triangolazioni e coltellazioni planimetriche ad intervalli di 100 cm, come verifica di eventuali spanciamenti o rientranze della muratura.

 

Le quote in altezza, sia esterne che interne, sono state rilevate mediante l’uso di aste metriche e quadrati metrici. Questa metodologia di rilievo, denominata fotoraddrizzamento, consiste nel posizionare l’asta o il quadrato metrico a ridosso della facciata da rilevare, per poi effettuare lo scatto fotografico. Il file dell’immagine viene importato successivamente sul software dedicato, dove l’immagine viene raddrizzata e proporzionata. Infine, l’immagine viene importata su di un altro software per convertirla in vettori con relativo trattamento materico. 

 

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